Latte di dromedario? Un nuovo business
A dicembre 2013 è stata fondata la piccola impresa di nome Gjmalà che si occupa dell’allevamento di dromedari e che è situata in località Trecastagni, alle falde dell’Etna in provincia di Catania. In Italia, questa fattoria rappresenta una novità, essendo l’unica presente su tutto il territorio nazionale, e in Europa risulta seconda dopo l’apertura, qualche anno prima, di un allevamento di dromedari in Olanda. L’idea di intraprendere questo business nel nostro territorio è di Santo Fragalà (27 anni), veterinario e docente di fisiologia equina. Egli, durante il suo dottorato, ha studiato diversi tipi di latte e ha notato che quello di dromedario è ricco di proprietà benefiche che potremmo sfruttare per la nostra salute. Al momento sono presenti solo tre dromedari (due femmine e un maschio) nell’azienda, ma Fragalà afferma che sono più che sufficienti per avviare questa nuova attività, poiché una femmina di dromedario è in grado di produrre fino a 20 litri di latte al giorno.
Viene spontaneo chiedersi perché valga la pena di allevare dromedari e quali siano i vantaggi ricavabili da questa attività. Vediamone insieme alcuni partendo da una breve descrizione delle proprietà del latte di questi camelidi:
- si tratta di un prodotto che può essere consumato da tutti coloro sono allergici al latte vaccino;
- contiene molti grassi insaturi ed è cinque volte più ricco di calcio e tre volte di vitamina C rispetto al latte materno e, quindi, può essere un buon sostituto, in mancanza di quest’ultimo, per nutrire i neonati senza aggiungere additivi nutritivi (che sarebbero necessari se si utilizza il latte in polvere per infanti);
- costa circa 6 euro al litro, la metà rispetto al latte d’asina;
- contiene poco lattosio e molti minerali, questo garantisce un’alta digeribilità del prodotto;
- è idoneo anche per i diabetici in quanto contiene una proteina molto simile all’insulina.
Il latte di dromedario, oltre ad essere venduto crudo, può essere utilizzato per la produzione di cosmetici (creme, schiuma da bagno, latte per il corpo e shampoo) e di alimenti quali biscotti, cioccolato e formaggi; questi prodotti rappresentano solo una piccola nicchia in tutta Europa a causa dell’offerta limitata: gli unici due allevamenti europei sono appunto quello siciliano e quello olandese e gli unici importatori sono gli Emirati Arabi (autorizzati, peraltro, solo dal 30 marzo 2013). Per quanto riguarda l’allevamento Gjmalà, la linea lattiero-casearia è ancora da avviare, mentre già attiva è quella cosmetica, per la quale si usa latte proveniente dall’Olanda (Fragalà ha aggiunto che l’importazione è solo momentanea, poiché i suoi esemplari femmina non hanno ancora partorito e quindi non sono ancora in grado di produrre latte).
Un’altra attività redditizia per Fragalà sono le gite turistiche all’interno della sua fattoria, le quali hanno sia lo scopo di informare piccoli e grandi su questi animali e il loro latte sia quello di promuovere il consumo di questo prodotto.
Indubbiamente questo allevamento risulterà per alcuni un’idea strana o perlomeno curiosa, ma, viste le grandi potenzialità, potrebbe rappresentare una nuova frontiera e una nuova fonte di guadagni per il settore primario italiano.
Voi che ne dite?